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lunedì 29 aprile 2013

Sordità, lingua dei segni e minoranze: una forzatura che costerebbe cara

Sordità, lingua dei segni e minoranze. Una forzatura che costerebbe cara

Premio. SCUOLA DIGITALE 3.0. Il primo nella lingua dei segni


Premio. SCUOLA DIGITALE 3.0. Il primo nella lingua dei segni

Si legge su Politicamente Corretto del 28.04.2013 di un premio alla didattica per i bisogni educativi speciali (BES)
Di seguito un breve commento di FIADDA TOSCANA:

Ci fa piacere la grande attenzione verso i bisogni educativi speciali (BES), tuttavia non capiamo come possa la lingua dei segni rientrare in questa categoria. Se è una lingua rappresentativa di un popolo non crediamo che sia un BES. Se invece non lo è non capiamo come mai venga continuamente riproposta a livello programmatico, offrendo uno strumento anacronistico e ghettizzante invece di puntare come minimo all'acquisizione di un bagaglio lessicale minimo conosciuto da 60 milioni di persone, o al rafforzamento di competenze linguistiche perfettamente adeguate che la stragrande maggioranza degli studenti sordi possiede.

Insegnare le favole

InSegnare le favole

Su superabile appare un articolo (per leggere andare qui) che recita come sottotitolo: come la favola può essere adattata ai bambini e agli adulti sordi, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista culturale.

Dal punto di vista culturale?

A parte che sono molto scettica sul fatto di adattare l'intero mondo ad alcune persone, quando queste persone, le persone sorde, possono oggi essere benissimo in grado di accedere autonomamente al mondo intero così com'è.
Sarebbe come voler segare le gambe a tutti i tavoli e sedie del mondo per favorire "i verticalmente svantaggiati" (facciamola finita col politically correct).
Oggi le persone sorde possono acquisire un'adeguata competenza linguistica e cognitiva. Possono essere parte integrante della propria comunità linguistica e culturale di appartenenza, che sicuramente non è quella determinata dalla sordità. In Italia si tratta di comunità italiana, di cultura italiana, più quella locale, regionale o provinciale che sia.

Cultura sorda?

A parte tutto questo, dicevo, vorrei tanto capire qual è la differenza culturale di un bambino o di un adulto con sordità. Lo stesso Zuccalà che scrive un saggio intero su questo tema afferma ad un certo punto che è estremamente difficile definire questa "cultura sorda".
Personalmente ritengo che questa cultura non sia mai stata definita in quanto inesistente.

L'unico strumento per lavorare è la lingua (orale)

Ritengo che lo strumento didattico per gli operatori che lavorano con i sordi sia soltanto la lingua orale.
Un workshop come quello segnalato è solo una delle tante miriadi di inizative che nasceranno e soldi che verranno (inutilmente e dannosamente) spesi in caso di riconoscimento del linguaggio mimico gestuale come lingua italiana dei segni.
 

Io

Ci vuole il senso dell'ingiustizia

Albert Einstein

Io conosco una sola razza: quella umana

Don Milani

Non c'è ingiustizia più grande che fare parti uguali fra persone diverse