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lunedì 13 maggio 2013

La LIS in tv serve davvero?

LIS in TV
Si hanno notizia di molti telegiornali e trasmissioni televisive ora rese "accessibili" alle persone sorde attraverso un servizio di interpretariato LIS.
L'interprete LIS in televisione viene davvero capito?

Ma la LIS in TV serve davvero?

In un articolo (scaricabile qui) di una rivista afferente all'Università di Pisa viene riportata un'indagine in merito.
Mi limito ad inserire, anzi copiare qui alcuni estratti delle conclusioni del suddetto articolo:
I soggetti lamentano infatti deviazioni, da parte degli interpreti, rispetto alla LIS utilizzata nelle singole regioni e città di provenienza, per cui non ritroverebbero una corrispondenza tra segni conosciuti e appresi nel contesto linguistico e quelli utilizzati a livello “sovraregionale”, elemento, questo, che conferma le ripercussioni della mancanza di una LIS standard.

Non esiste una LIS standard. Le varie mozioni per il riconoscimento della LIS a quale LIS fanno riferimento?

Nel complesso, in tutti questi casi, è dunque evidente la difficoltà nella resa e nella decodifica di un lessico settoriale, ciò denotando, verosimilmente, una certa povertà lessicale. Significativa è inoltre la tendenza più volte sottolineata, da parte di tutti i professionisti, alla semplificazione della struttura sintattica, con, come ripercussione, una scarsa adesione al registro di partenza: emerge una sorta di adeguamento ad un registro non formale, che ancora può essere connotativo di una certa povertà a livello stilistico.

Il vocabolario della lingua Italiana Devoto Oli del 2007 contiene 150.000 definizioni; il Dizionario Tematico dei Segni di Omero contiene circa 3000 immagini. Come possiamo parlare di lingua?

Difficoltà registrata in presenza di termini tecnici, appartenenti ad un lessico specialistico. È il caso dell’espressione “ricorso in appello”, la cui comprensione registra diffusa difficoltà: i segni con cui il costrutto viene tradotto (“ricorso” e “appello” vengono resi attraverso un segno che ha la stessa configurazione di CHIEDERE, eseguito in due punti diversi dello spazio e confidando sulla lettura labiale CHIEDERE) evidenziano un’adesione, da parte dell’interprete, al registro (tecnico) di partenza e non vengono compresi dai soggetti, che sottolineano la marcatezza degli stessi. 

Quanto viene compreso grazie alla lettura labiale (e quindi alla conoscenza dell'italiano) e quanto effettivamente grazie alla LIS?

A questo proposito segnalo un altro articolo che racconta di un esperimento, fatto in casa certo, ma significativo, per cui gran parte della comprensione viaggia attraverso la lettura labiale e non va oltre questioni pratiche relative alla vita di tutti i giorni. 
Gitti G., Rappuoli L., Cicchi S. e Paoli V. (2009) “La lingua dei segni: mito o realtà?”, I Care 34-1

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