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lunedì 27 maggio 2013

Anche? Come sarebbe a dire "anche"?

Sul blog "Di tutto e di tutti circa il mondo della Sordità" arriva un articolo dal titolo "Anche i sordi all’Università con la Lingua dei Segni (LIS)".
Incredibile!!!
Anche i sordi all'università! Incredibile!
Anche i sordi all'università!
Ma siamo matti?
Ma come ci si permette di offendere così diverse categorie di persone?
Per prime si offendono le persone sorde: essere sordi non significa essere incapaci di andare all'università!
Secondariamente si offendono tutti coloro, sordi e non sordi che non vanno all'università: da quando in qua una laurea determina il valore di una persona?
Sono almeno 20 anni che le persone sorde, dico quelle vere, quelle che nascono senza sentire un tubo, imparano a parlare e vanno all'università. E all'università ci vanno perché hanno imparato a parlare, non perché usano i segni. All'università ci vanno perché sapendo parlare, sanno anche leggere e scrivere, non perché usano i segni, che non hanno nessuna corrispondenza scritta.
Mi chiedo: ma come fa uno studente ad avere le traduzioni delle lezioni in LIS e poi studiare in italiano?
E se consideriamo come dice l'articolo di Taddei e Lami che l'interprete dei segni alla TV non è sompreso, e parliamo di cose quotidiane, mi piacerebbe tanto capire cosa viene compreso dall'interprete che traduce psicofisiologia, oppure analisi 2 oppure anatomia con "ben 1400 immagini"... chi ci riesce è bravo visto che a noi ci rimane difficile capirle con 300.000 parole...
L'unica cosa su cui posso essere d'accordo è che

"La sordità profonda si vince soprattutto con la cultura"

Verissimo, sì.
Ma con la cultura italiana.
Ancora non mi capacito di come possa venire in mente a qualcuno che poiché un bambino nasce con un deficit sensoriale allora fa parte di un'altra cultura!
Vogliamo fare allora il popolo degli zoppi? Il popolo dei ciechi? Il popolo dei balbuzienti?
Assurdo,.
Anzi, absurditas

2 commenti:

  1. Sordi all'università? anche negli anni '80, zero assistenza (figuriamoci la LIS che -all'epoca- nemmeno si chiamava così), corsi universitari in perfetto stile "do it yourself", contando sulla comprensione dei compagni di corso che prestavano gli appunti, la gentilezza dei professori, delle segreterie studenti.... ma c'erano -con difficoltà, chi lo nega?- e se la cavavano!

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  2. Verissimo! E mi piacerebbe tanto sapere se alla fine dei salmi, pur con tutte le difficoltà date dall'assenza di "assistenza specifica speciale specializzata", stavano meglio o peggio rispetto ad oggi... dal punto di vista dell'autostima ...

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Ci vuole il senso dell'ingiustizia

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